Qual’è il motivo dell’immigrazione? Solo una ragione profonda può spingere un essere umano a sradicarsi dalla terra dei suoi antenati, dalla sua cultura, dall’affetto dei suoi cari per avventurarsi in un nuovo mondo sconosciuto, spesso ostile.
Attualmente, gli immigrati sono dei profughi, degli sfollati, dei perseguitati, dei disperati perplessi per le incertezze della vita, delle persone stanche, sfinite e confuse dalle delusioni quotidiane, dalle ambiguità e dalle condizioni penalizzanti della storia. Queste masse consistenti di popolazione che bussano alla porta dell’occidente sono dei viaggiatori della speranza intenzionati a vivere meglio ed a godere come gli altri le condizioni di vita al di là della mera sopravivenza. Essi reclamano i loro diritti innati all’eguaglianza, alla pace, alla salute, all’istruzione, all’alimentazione ed alla dignità di ogni membro della famiglia umana.
L’immigrazione non è una novità L’uomo ha sempre manifestato una forte propensione alla migrazione spostandosi dai luoghi di origine per andare alla ricerca delle migliori condizioni di vita. Fra la metà dell’ottocento e l’inizio del novecento, milioni di Europei si trasferirono nel Nord America, nell’America latina ed in Australia.
“L’immigrazione è un fattore fondamentale nella formazione del popolo americano. Fra il 1820 e il 1860 giunsero nel paese 5 milioni di emigranti, fra il 1861 e il 1910 furono 23 milioni di cui 9 milioni nel decennio 1901-10. Prima si trattava di tedeschi, britannici, irlandesi, scandinavi, uomini e donne spinti oltre oceano non solo dal bisogno economico ma anche da motivazioni politiche e religiose, dotati di cultura e talvolta di capitali; poi fu la volta dei contadini impoveriti d’Italia (2 milioni nel 1901-10), Austria Ungheria, Russia”.(1)
Nell’epoca della globalizzazione, il caso recente dei rumeni in Italia dimostra che i flussi migratori costituiscono un fenomeno imponente e tipico che riguarda la totalità dei paesi e dei popoli. Questo fenomeno provoca dei diversi atteggiamenti nei paesi del Nord industrializzato.
Accoglienza o allarme? La maggioranza dei cittadini non si dichiara esplicitamente ostile allo straniero(2). Ci sono tante persone di buona volontà aperte all’accoglienza, molte associazioni, certi partiti e taluni governi (3) che si adoperano per l’integrazione e la convivenza. Da un altro lato, però, alcuni gruppi manifestano atteggiamenti allarmistici e dei sentimenti di essere travolti o invasi. Questi equiparano l’immigrazione alla delinquenza e considerano l’immigrato come una presenza estranea e minacciosa. Un tale sentimento di emergenza nasce dall’angustia mentale, dal timore del diverso, dall’orgoglio patologico, dagli abissi tenebrosi del pregiudizio, dalle mezze verità, dall’incomprensione e soprattutto dalla fredda indifferenza nei confronti dell’intollerabile miseria nella quale giace Lazzaro (Luca 16,19-24).
“Il più delle volte i mass media e l’opinione pubblica locale pongono l’accento sulla necessità di risposte poliziesche repressive nei confronti degli ‘stranieri’ quali ‘soggetti pericolosi’ ”(4). I governi cercano di resistere a questa pressione migratoria, stabilendo delle regole precise e chiare per filtrare, chiudere e pattugliare i confini all’immigrazione clandestina, scoraggiando e dissuadendo i nuovi ingressi.
Di conseguenza, i ‘fortunati’ arrivati sono spesso soggetti a sfruttamento dagli imprenditori senza scrupoli, a esclusione, o discriminazione, a segregazione e ad ostilità xenofobe e razziste.
Adesso più che mai. L’umanità intera deve guardare in faccia alla realtà. Sarebbe una nuova offesa alla coscienza umana se si erigesse un nuovo muro di Berlino. Ormai, il solo bisogno della manodopera non può più essere il solo motivo dell’accoglienza. La comunità internazionale, consapevole dei suoi obblighi verso tutti, deve fronteggiare lo scandalo della fame endemica, dell’ignoranza sistematica, della mortalità infantile, della malnutrizione, del deterioramento progressivo del livello di vita, dell’aumento esponenziale degli indigenti e delle altre forme grottesche della cultura della morte.
La famiglia umana non può continuare a vivere nelle contraddizioni, nelle dissonanze e nelle menzogne vergognose.
Nel 2005, la Caritas italiana rapportava che
“la maggioranza pari a 5,5 Miliardi di persone vivono in paesi in via di sviluppo (P.V.S), mentre i restanti 960 milioni rappresentano quella fortunata umanità che può fruire dei redditi propri dei paesi a sviluppo avanzato (P.S.A). La popolazione mondiale non risulta equamente distribuita sul globo, altrettanto non lo è la ricchezza complessiva della terra che risulta ripartita in misura oltre modo sproporzionata tra il ‘Nord’ e il ‘Sud’ ”(5). E’ scandaloso il fatto che
“la metà della ricchezza mondiale appartiene al 14,9% della popolazione mondiale dei P.S.A.”(6).
Spinti dagli istinti predatori e dalla bramosia ostentatrice di avere sempre di più , i paesi ricchi si sono chiusi alle esigenze di quelli più poveri. Dopo i lunghissimi anni di soffocamento, d’empio sfruttamento, d’oppressione economica saccheggiante e di dominio politico imbavagliante, questi paesi potenti hanno costruito una nuova macchina più raffinata e più sottile per sfruttare meglio.
Il neocolonialismo.Il neocolonialismo è un sistema compresso che aumenta ogni giorno il profitto degli uni e la regressione degli altri.
Questa gabbia d’arricchimento dei fortunati e d’impoverimento dei dimenticati è vestita da slogan di esportazione della democrazia, della pace e degli aiuti umanitari.
Nel Terzo Mondo, una voce risuona ogni giorno: “Rimanete a casa vostra, stiamo pensando per voi!” Ma come possono aspettare e rimanere a casa i milioni d’uomini, di donne e di bambini che vanno a letto affamati? Sono le vittime dell’intollerabile miseria, dei drammi dell’estrema indigenza, dell’oppressione e della persecuzione politica, dei conflitti armati e dei disastri naturali che bussano alla porta dell’occidente reclamando il pane della giustizia e dell’uguaglianza
“rimasta un bene accessibile al solo mondo occidentale”(7). Lacerati dalla sensazione di non essere nessuno, certi clandestini vogliono fare sentire il loro grido. Sono stanchi di vivere in un mondo in cui si crepa e si invoca la carità accanto a un altro in cui si spreca, si muore di abbondanza e si teme l’obesità.
L’umanità è una famiglia “L’umanità è una sola e grande famiglia”.(8) Perciò,
“tutti i beni della terra sono destinati originariamente a tutti”.(9) Emigrare è dunque un diritto inalienabile di ogni persona umana in virtù della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 10 dicembre 1948:
“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti”.(10) Tutti nasciamo nudi persino del nome.
La disparità fra il mondo dell’opulenza e quello della miseria è dunque inaccettabile in virtù della destinazione universale delle ricchezze del nostro pianeta.
RiassumendoSarebbe quindi inutile limitarsi a costruire e rafforzare le barriere o rispondere soltanto al solo bisogno della manodopera. Se l’occidente vuole realmente risolvere il problema dell’immigrazione, deve prendere delle misure urgenti contro il paradosso del dramma della disparità. E’ urgentissimo risolvere il disastro della fame divenuta condizione atroce e cronica (11), l’indigenza sistematica a cui si aggiungono la desertificazione progressiva, l’inquinamento del pianeta (12), il degrado e le calamità naturali. Se niente viene fatto, l’esplosione migratoria è inevitabile perché è raro che i gruppi privilegiati rinuncino volontariamente ai loro privilegi.
(1) TESTI Arnaldo, La democrazia in America, in Storia contemporanea, Manuali Donzelli, Donzelli Editore, Roma 1997,p240.
(2) XVI Rapporto: Caritas/Migrantes sull’Immigrazione, Dossier Statistico 2006, Ed.IDOS, Roma 2006, p256
(3) Decreto del Presidente del consiglio dei ministri: 30 ottobre 2007, Servizi/ Legislazione/ Immigrazione/ 0988-11-30 decreto-flussi-2007: www.interno.it
(4) De BIASSI Rocco, Che cos’è la sociologia della cultura, Ed.Carocci,Roma 2002, p94.
(5) XVI Rapporto: Caritas/Migrantes, p20.
(6) Ivi, p19
(7) CARNEVALI Giorgio, Dopo la caduta, Questioni di teoria politica nell’età del declino americano, Ed.Liviana, Milano 2007, p20.
(8) GANDHI Mohandas Karamchand, Il libro della saggezza,Traduzione di Franco Paris, Ed.Newton e Compton, New York 1995, p92.
(9) GIOVANNI PAOLOII, Enciclica Sollicitudo Rei Socialis, 30 dicembre 1987, Ed, Paoline, Torino 1989, n°10.
(10) Dichiarazione Universale dei Diritti umani del 10 dicembre 1948, www.riflessioni.it/enciclopedia/diritti-umani.htm
(11) Conferenza della F.A.O. del 12 dicembre 2007 a Bali: www.fao.org
(12) Rapport sur la santé dans le monde 2007, O.M.S., Programmes et projets: www.who.int/en/
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