Progetto del corso di Nuovi Media Immagini e Informazione
Università degli Studi di Teramo

mercoledì 23 gennaio 2008

ITALIA: da terra di emigrazione, cambia ruolo.



Prendendo in esame il periodo che va dal 1945 al 1960, il secondo dopoguerra in cui le condizioni sociali ed economiche non erano di certo buone, si può constatare, dai dati relativi a questo "tratto di tempo", che l'emigrazione italiana ha contato ben 2.618.068 espatri, divisi tra Paesi Transoceanici e Paesi Europei.

Inizia così la cosiddetta "emigrazione silenziosa". Quella che non ha più come meta di arrivo l'America, bensì la Francia, la Germania o la Svizzera. Ciò che spinge tutti questi italiani a lasciare i loro paesi, ha origine nelle stesse motivazioni di sempre: trovare migliori condizioni economiche, che molte volte sembra offrire l'Argentina, così come vari Paesi Europei. Le condizioni di lavoro e di alloggio cambia di nazione in nazione.


Come è già stato detto le mete principali degli italiani in questo periodo sono la Francia, il Belgio, l'Argentina, la Gran Bretagna, la Svizzera e la Germania.


Consideriamo ad esempio la situazione di alcuni di questi Paesi:


- l'Argentina..qui l'emigrazione è cresciuita soprattutto a partire dagli anni '50-'60, tanto che i precedenti cittadini italiani formano una comunità, pur mantenendo culture e tradizioni italiane, tramandandole di generazione in generazione;


-la Francia, invece, è stata una delle nazioni che ha conosciuto per più di un secolo maggiori flussi migratori dall'Italia. Dopo l'interruzione a causa della seconda guerra mondiale, ha nuovamente inizio, dal 1945 al 1960, l'emigrazione di massa, proveniente dal Nordest dell'Italia e dalle regioni meridionali per via della grande ripresa ecomica;


- l'ultimo grande flusso migratorio, però, ha fine tra il 1960 e il 1970, quando gli italiani cambiano meta e preferiscono tra le sopracitate nazioni, la Svizzera e la Germania, poichè entrambe raggiungono, in questi anni, un notevolissimo sviluppo economico, il quale richiedeva molta manodopera straniera.





LA PAURA DELL'ITALIA DI FRONTE AL PROBLEMA DELL'IMMIGRAZIONE RUMENA

Il nostro Paese, per oltre un secolo terra di emigrazione, si è trovato così, negli ultimi trent'anni ad affrontare un rapido cambiamento di ruoli ed è stato chiamato a "misurarsi", sul piano politico e culturale, con flussi migratori provenienti da varie parti del mondo, in particolar modo, di recente, dalla Romania.

L'Italia si trova quindi ad affrontare un nuovo problema. L'immigrazione rumena in Italia è inziata soprattutto verso la fine degli anni '90; eppure solo ora sembra crear disagi nella nostra società.
La storia dell'immigrazione rumena in Italia inizia prima del 2002, quando viene abolito l'obbligo del visto Schengen per i viaggi di breve durata: già nel 1991 i permessi di soggiorno concessi ai cittadini rumeni annualmente arrivarono ad essere circa 8.250, aumentando di anno in anno. Nel 2003 si raggiungono i 94.818 permessi annui, fino ad arrivare tra il 2004 e il 2005 a 300.000 permassi di residenza per i rumeni. Varie statistiche affermano che oggi sono quasi un milione i rumeni residenti in Italia e che cercano ogni giorno lavoro. Ma non escludono, comunque, la presenza di coloro che giorno dopo giorno entrano clandestinamente e che, probabilmente, sono causa della paura degli italiani e di casi di violenza degli ultimi tempi.
Come era per noi in passato, oggi lo è per il popolo rumeno, che cerca nell'Italia condizioni economiche e sociali più favorevoli di quanto possa offrire la loro terra.
Si pensi al fatto che i rumeni sono il terzo gruppo di immigrati in Italia e che, quindi, prima di essi ci sono altri due popoli che hanno "invaso" il nostro Paese.
I pregiudizi, però, sono nati solo quando è stata annunciata l'entrata nella UE della Romania. Pregiudizi giusti o sbagliati che siano non importa. il problema resta uno solo: l'Italia molte volte si chiude in se stessa, ignorando i problemi esistenti nel resto del mondo, non essendo così disponibile ad offrire aiuti, se non per propri interessi.

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