Progetto del corso di Nuovi Media Immagini e Informazione
Università degli Studi di Teramo

lunedì 21 gennaio 2008

Noi e le popolazioni Rom: conclusioni

Concludendo il mio lavoro di ricerca sull'identità le origini e la storia delle popolazioni Rom, mi vengono spontanee alcune riflessioni inerenti alle mie indagini.
Spesso e volentieri ho parlato di un malcontento da parte delle popolazioni della zona ospite dei Rom, come può esserlo una qualsiasi città italiana.
Lo spunto delle mie riflessioni deriva da quello su cui ho indagato e il raffronto con la realtà.
La storia e la cultura nomade ci raccontano un popolo emarginato, solitario nella sua nicchia, per certi versi incompreso. Quello che i telegiornali, i media o la vita quotidiana della mia stessa città raccontano invece è un tuttuno di violenza, delinquenza e per certi versi conferma dei pregiudizi.

Non sono sempre riuscita a confermare i risultati delle mie ricerche sulle attitudini romanì con la vita reale. Probabilmente la risposta sta nell'idea che ciò che fa notizia non è la normalità e che la normalità bisogna andarsela a ricercare per capirla. Ciò che fa notizia è quello che va al di fuori della regola. Ed è forse per questo che i Rom vengono guardati con cattivo occhio: perchè di loro pubblicamente emerge solo il lato negativo, sul quale indubbiamente si specula per negativizzare la diversità. Senza dubbio dev'esserci molto di più.
D'altra parte quello che riesco a vedere io è un popolo parassitario, che non ha una reale inclinazione nomade, un popolo per certi versi falso, mendicante, che sì annovera tra i propri valori il rispettto, ma non per il gagè, praticamente il primo a non accettare il diverso.
Le mie conclusioni personali non possono che trovarsi nel mezzo. A mio avviso di certo le popolazioni Rom hanno avuto la difficoltà temuta nel mantenere intatta la propria cultura, e si sono adagiati e crogiolati nel pregiudizio, quasi sentendosi autorizzati a comportarsi come i 'normali' si aspettano che si comportino.
D'altra parte vige certamente un'esagerazione mediatica che riesce a trasformare anche ciò che c'è di buono in qualcosa di negativo, sfruttando la teoria che nella diversità totale ci sia sempre qualcosa di sbagliato. E di ciò trovo inaccettabile che nella realtà odierna la discriminazione sia l'elemento trainante dell'informazione, per quello che essa rappresenta in una società "moderna".
Concludo il mio lavoro e inizio una riflessione sulle mezze verità dell'informazione mediatica e sulla difficoltà a confrontarci con qualcosa di totalmente lontano a noi.

Vanessa Di Virgilio

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