Progetto del corso di Nuovi Media Immagini e Informazione
Università degli Studi di Teramo

venerdì 18 gennaio 2008

La Rivoluzione rumena del 1989



Nicolae Ceausescu aveva esasperato la fame e la miseria, e la sua mania di protagonismo aveva fatto alterare i morali rumeni. Il crollo del Muro di berlino aveva sancito definitivamente la fine del blocco sovietico, e Ceausescu era rimasto l'ultimo leader sovietico di vecchio stampo. La Securitate espandeva il suo braccio su tutto il territorio rendendo il paese schiavo della polizia. Tutto ciò bastava eccome per dare avvio ad una rivoluzione genuina e spontanea.

La classica goccia che fece traboccare il vaso venne da un ungherese (rivali eterni della Romania). Un pastore protestante, Tőkés, cominciò in quei tempi a criticare il regime. Esso, per opera dell'episcopato competente, lo privò degli ordini del sacerdozio e preparò il decreto per espellerlo dalla Repubblica. Ma alcuni manifestanti si accamparono a difesa della casa del prelato, ponendo lo stesso sindaco in condizione di non poter firmare il decreto. Alla notizia della mancata espulsione la gioia si scatenò tra il popolo. Nella città in questione, Timişoara, la folla sull'onda dell'entusiasmo cercò di incendiare la sede del PRC (Partito Comunista Rumeno), ormai stufa delle proprie condizioni di vita. Intervenne la Securitate, che caricò ed arrestò alcuni manifestanti, ma che non ebbe il sopravvento sulla rivolta.
Il 17 Dicembre '89 la città era in assetto di guerra. A Timişoara carri armati, rivoltosi e soldati si davano battaglia per le vie della città. Alcuni manifestanti si introdussero nella sede di partito gettando all'aria e distruggendo immagini del dittatore Ceausescu e simboli del potere comunista. Gli ordini di fermare il focolaio di rivolta provenivano direttamente dal Leader e nella mezzanotte essa fu soppressa nel sangue. I Generali della Securitate passarono in rassegna quella notte una città distrutta.
Il 18 Dicembre '89 entrò in vigore la legge marziale. Ma alcuni giovani, sfidandola, marciarono verso la Cattedrale ortodossa della città cantando l'inno "Svegliati, Rumeno!", proibito dalla legge. Sventolando alcune bandiere rumene a cui era stato tagliato il simbolo comunista, morirono sotto raffiche di mitra della Securitate.
Il 19 e 20 Dicembre '89 oltre centomila e passa operai delle fabbriche scioperarono, e si unirono alla protesta. Ceaucescu intanto, tornato dall'Iran, etichettava i rivoltosi come "nemici della patria socialista".
In un celebre discorso, il 21 Dicembre '89 Ceaucescu vaneggiò davanti alla folla, quando questa cominciò a fischiarlo. Propose aumenti di stipedio e lodò i vecchi fasti della Patria Socialista. La Rivoluzione, quella vera e odierna però, si era estesa anche a Bucarest!

All'improvviso, spari sulla folla: era un tentativo golpista della stessa Securitate, che sparando alla folla con armi telecomandate dai balconi antistanti, stava cercando di far credere alla folla che la rivoluzione fosse iniziata, e stava proponendo alle ale esterne della folla di unirsi a loro. La televisione trasmesse tutto. La folla si sparpagliò per la città e gli "Alò, Alò" del dittatore (State Calmi), passarono alla storia.
Fino alle 3 di notte Esercito, Securitate e Rivoltosi si diedero battaglia: morti, accoltellamenti, fucilazioni e barricate furono però espugnate dai governativi.

Ma il mattino seguente nuovi lavoratori invasero la città. Le barricate della Militia non ressero e le piazze furono invase dal popolo. Alcuni militanti dell'esercito però, inspiegabilmente si unirono alla folla ed alla rivoltà. Il Ministro della difesa si suicidò, e l'incarico venne affidato al generale Stanculescu, che, contravvenendo agli ordini del dittatore, ritirò le truppe dalle strade e propose ai coniugi Ceaucescu la fuga in elicottero: era il colpo di stato!
I coniugi Ceaucescu presero il controllo dell'elicottero e scapparono verso il confine. Il pilota però (membro dell'esercito e quindi ormai affiliato ai ribelli), inventò che erano stati agganciati dalla contraerea e li convinse ad atterrare. Lì i Ceaucescu vennero presi dalla polizia, ed una volta appresa la sconfitta della Securitate, consegnati all'Esercito ed ai Ribelli.
Il 25 Dicembre vennero processati per Genocidio e per aver ridotto la Romania sul lastrico, e subito dopo, fucilati.


Video sulla cattura e sulla fucilazione di Ceaucescu in italiano.

Intanto a Bucarest l'Esercito combatteva contro la Securitate, e la città era un continuo assalto alle sedi governative. l'FSN (Fronte Nazionale di Salvezza), stava vincendo (grazie all'aiuto di Esercito, Occidente e formazioni paralimitari), ed il suo leader (in realtà ex numero2 e uomo di fiducia di Ceaucescu), Ion Iliescu, si proponeva come guida per il paese. Nel 1990, fu lui ad essere il primo presidente eletto democraticamente nella Romania.
Le critiche però si odono ancora oggi, e molti pensano che la rivoluzione rumena, seppur genuina e popolare, non sia stata poi quella tanto acclamata iniezione e ventata di cambiamento che fu descritta. Molti pensano che essa non sia stata altro che una farsa, una messa in scena che portò, amibguamente, il Numero2 dell'ex dittatore dritto verso il potere Rumeno.

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