Dio= Fortuna? La religione Rom
“Noi Sinti abbiamo una sola religione: la libertà. In cambio di questa rinunciamo alla ricchezza, al potere, alla scienza e alla gloria.
Il nostro segreto sta nel godere ogni giorno le piccole cose che la vita ci offre e che gli altri uomini non sanno apprezzare:una mattina di sole, un bagno nella sorgente, lo sguardo di qualcuno che ci ama. É difficile capire queste cose, Zingari si nasce.
Ci piace camminare sotto le stelle, la nostra è una vita semplice, primitiva. Ci basta avere per tetto il cielo. Un fuoco per scaldarci e le nostre canzoni quando siamo tristi.”
Vittorio Mayer Pasquale, da "Lacio Drom", rivista di cultura zingara, 1973
Dio è noto alle popolazioni nomadi come Devel o Del (un termine derivante dall'indiano "devà" che significa divinità).
Punto essenziale della concezione Rom di Dio è che per ognuno di essi deve avere un significato diverso, in quanto l'esperienza religiosa altro non è che un fenomeno irrazionale che ciascuno vive diversamente.
Gli unici aggettivi comuni che gli vengono proferiti non si distanziano molto dai nostri: baro,sunto e maro ovvero grande santo e nostro.
Non sanno loro stessi dare una definizione precisa a quello in cui credono, lo identificano in un'entità spirituale alla quale si sono preposti di non dare una precisa definizione.
Per quanto riguarda la pratica non si può attribuire ai Rom una religione ufficiale, ma si sono quasi sempre adeguati ai culti religiosi delle zone con le quali venivano a contatto. Nel corso del tempo molti studiosi hanno sostenuto che ciò dipende dalla mancata nozione di divinità in questo popolo, e che essi siano molto più superstiziosi che religiosi.
Come nella cristianità essi riconoscono invece la presenza di due entità una buona e creatrice (Del) e l'altra antagonista, principio del male (Beng).
Per quanto riguarda la concezione di vita eterna essa non si distanza di gran lunga dalla nostra, a differenza di noi vedono ciò che per il cattolicesimo è l'inferno come un periodo di purificazione, altri invece vi vedono la continuazione degli stessi mali terreni. Questa seconda interpretazione deriva infatti da chi vede Dio come un essere malefico, vendicativo e punitivo.
Sempre a proposito della pratica, c'è poco da dire in relazione al culto Rom. Infatti è questo molto povero, manca la presenza di portatori della fede,di luoghi di culto. Tutto infatti è molto personale, al massimo familiare. L'esperienza della preghiera viene assolta in famiglia o personalmente e non è legata a formule precise, ma essi cercano di tenere un rapporto spontaneo e anche leggermente ingenuo in modo da non snaturare la relazione con la divinità.
Come ho accennato prima facendo riferimento alle opinioni di studiosi passati, la superstizione è un punto essenziale della religione Rom.
Associandolo al dualismo tra entità positiva e negativa essi riconoscono infatti quello tra fortuna/sfortuna.
Il Rom è solito portare con sé come precauzione immagini sacre o amuleti, il più diffuso è infatti “ il sacchetto delle cose sante” di tela o di pelle. Colei che distribuisce questi amuleti, è una sorta di fattucchiera, chiamata “
Ovviamente ciò che più caratterizza questa sorta di miracolo nomade richiesto dalle popolazioni Rom, non è tanto la religione e la fede alle quali essi fanno capo, quanto fortissimo il timore superstizioso, soprattutto per quanto riguarda la trasmissione di messaggi con il mondo dei morti.
Altra caratteristica peculiare è la strettissima importanza che viene data al mondo onirico, soprattutto se nei sogni arrivano “messaggi” dall’aldilà. Hanno ferree regole su questo tipo di “avvertimenti” come non parlarne prima di mezzogiorno o eseguirne le prescrizioni con immediatezza.
Abbiamo detto che le popolazioni zingare spesso accolgono il culto presente nella zona ospite, ma il rapporto con il Cristianesimo è abbastanza conflittuale, proprio dal punto di vista ideologico. Gli Zingari non comprendono il bisogno della redenzione, la sofferenza terrena, infatti è già un modo per riscattarsi agli occhi della divinità. Inoltre mentre accettano l’immagine della Vergine Maria, sono poco propensi ad accettare
Da tutte queste informazioni si evince che lo zingaro non ha un vero spirito religioso, piuttosto è legato a una forma di tradizione e di cultura che più facilmente si associa alla morale, all’onore o alla superstizione.
La morale e l’onore, in stretta connessione con la fede rom, prevedono una sacralità del giuramento, una forte generosità, una rilevante importanza per l’amicizia, la sincerità e l’ospitalità. All’interno della loro comunità queste popolazioni nomadi riescono ad avere quindi reali prescrizioni legate alla morale che si reggono sulla sola base della loro tradizione e della cultura e non su precise regole scritte, che tuttavia rispettano e accolgono nella loro quotidianità ed è decisamente raro che vi vengano meno.
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