Progetto del corso di Nuovi Media Immagini e Informazione
Università degli Studi di Teramo

mercoledì 16 gennaio 2008

L'INNO ALLA LIBERTA' : LA MUSICA ROM


Avendo accennato alle discendenze delle popolazioni nomadi vorrei soffermarmi ora sulla loro identità culturale.
I Rom, primi fra tutte le popolazioni Zingare, hanno fatto della conservazione della propria cultura un punto di forza, nonostante le difficoltà che si possono incontrare nel tenere intatto un qualcosa che non ha una sede fisica ma solo sulla tradizione.
I sinti infatti sono la popolazione nomade che meno tende a conservare intatta la propria cultura, conoscono l'integrazione, il lavoro di fabbrica e tendono a dimenticare i propri usi e costumi. Nello zingaro Rom si ravvisa invece un mantenimento della propria lingua, delle usanze della suddivisione del lavoro agricolo e tengono conto delle diversità dei loro sottogruppi.


Ho iniziato il mio percorso all'interno della cultura nomade interessandomi maggiormente a ciò che di più la rende interessante e appassionante: la Musica.
Oggi siamo noi ad avvicinarci alla musicalità zingara, attraverso le nostre ricorrenze, come lo possono essere i matrimoni, richiedendo 'esperti' del settore, che altro non sono che musicisti Rom.
"Taraf" è il termine con cui generalmente in Romania si indica un gruppo di musicisti Rom.
Spesso questi musicisti arrivano dai conservatori o dalle accademie musicali rumene o da organizzazioni popolari e ottengono un vasto successo anche nel nostro Paese, soprattutto nella capitale, dove il termine Taraf è ben conosciuto. Si tratta di musicisti professionisti quindi, che riescono ad incantare le altre culture con i ritmi orientaleggianti della loro musica, con virtuosismi, tecniche e melodie.

Sono artisti che incontriamo anche nelle nostre strade spesso con fisarmoniche, violino, clarinetto o contrabbasso a tre corde e cymbalon. Quello che maggiormente cattura l'ascoltatore gagè (il sedentario) è inoltre ciò che richiama l'asprezza di quella musica: i ritmi che rievocano la libertà. Basti ricordare infatti ciò che Liszt,nel 1859 diceva a proposito :"Non tutti possono capacitarsi di come un uomo ragionevole possa passare senza preambolo alcuno da una tonalità di un sentimento, rappresentata in arte da una tonalità musicale, in quella che è la sua opposta; e che possa passare d'un tratto da una forma all'altra, con cui la prima non ha nesso, così come il Rom si getta da uno stato d'animo ad uno contrario, senza alcun perché, senza aspettare la lenta decrescenza del primo sentimento e la successiva formazione del nuovo".Il passaggio fluido e libero attraverso tempi diversi; la linea melodica è delicata e si incrocia con perifrasi e arpeggi, scale furiose ed improvvisazioni riportano proprio al sentimento e alla vocazione di libertà di cui la tradizione nomade è rappresentante per antonomasia.

La musica Rom ha ottenuto i primi riconoscimenti infatti dalla metà del 1800 quando i musicisti di quella etnia venivano chiamati nelle zone francesi per l'esecuzione di concerti, con la nascita di cori in Russia, Romania e Ungheria. La musica nomade venne apprezzata molto soprattutto nell'Est europeo soprattutto in Russia dove molte famiglie di musicisti avranno fortuna e diventeranno influenti nella società "bene". Le orchestre Rom si andavano componendo di sempre più strumenti quali il tamburino, la chitarra, il naiu (flauto di Pan), la cobza (un mandolino a nove corde) e le voci, prima in secondo piano,vengono sempre più spesso introdotte nelle esecuzioni strumentali, accompagnata talvolta da danze particolari.
Lo strume
nto che più ha richiamato la mia attenzione in realtà è la cosiddetta "Tromba degli Zingari" come viene chiamata ancora oggi in Campania. E' in pratica un cerchio di metallo, con una lamina al centro che vibra e produce musica al contatto con i denti.





Se ci resta tanto difficile accettare generalmente la cultura Rom, è chiaro che questo non si possa dire per la musica. I ritmi e le tradizioni musicali nomadi hanno conquistato senza ombra di dubbio anche il panorama occidentale gagè





Vanessa Di Virgilio

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