I COSTRUTTORI DI CHIODI : LE PERSECUZIONI DEI ROM E L'INACCETTAZIONE DEL DIVERSO
L'antico Zingaro narrava riguardo la loro attitudine al nomadismo che essi erano costretti a vagare per il mondo per 7 anni in quanto, dopo la persecuzione saracena e la costrizione ad abiurare la fede cristiana questo stile di vita era stato loro imposto a mo' di penitenza dal Papa, da cui erano stati mandati dai re del tempo.
Vorrei fare un salto indietro nella storia della popolazione Rom, speculando sulle certezze del loro passato e non sull'incertezza della loro provenienza o sulle mitizzazioni riguardanti la loro origine.
C'è quindi da dire che la maggiorparte della storia della popolazione Rom coincide con la storia delle loro persecuzioni.
Quello che ha sollevato la mia curiosità sono piuttosto motivazioni a causa delle quali questa popolazione nomade da centinaia di anni ha sempre destato sospetto e fastidio nelle popolazioni che vi venivano a contatto.
E ovviamente non mi riferisco alle cause "attuali" che imputano i Rom come un popolo parassita, un popolo di mendicanti, un popolo educato al furto, quasi come se fossero stati addestrati esclusivamente a questa "professione" sin da piccoli, sebbene molte delle vicende recenti ci conducono a questa poco attenta conclusione.
Le persecuzioni più recenti ci riportano al periodo nazista di poco più di mezzo secolo fa.
Prima di questo periodo un grande comunità di Rom e Sinti viveva in Germania. Con L'avvento del Nazismo le cose iniziarono a cambiare, e anche la parte Rom più integrata tra i tedeschi, occupata nei servizi e nel lavoro delle fabbriche venne deportata, in quanto venne "accertato" che gli unici zingari ariani erano i Puri Zingari.
Nel 39 le SS delle Einsatzgruppen massacrarono intere popolazioni di zingari, durante l'attacco alla Polonia. E venti giorni dopo venne attuato un piano di deportazione di 30.000 zingari dalla Germania in Polonia. Delle vicende nei Lager e delle persecuzioni abbiamo ancora diverse testimonianze di Rom sopravvissuti. Le persecuzioni tuttavia non avvennero esclusivamente nella Germania Nazista ma anche in Austria, Moravia e Slovacchia, in Francia, Olanda, Belgio e Lussemburgo.
Nemmeno il Ventennio italiano riparmiò la persecuzione, fu sollevata la questione e richiamò a argomentazioni “scientifico-culturali” di assolutamente improbabile serietà.
Nel '38, nel “Saggio sulla storia e le origini degli zingari”, venivano definite le qualità psico-morali degli zingari e si affermava che il prodotto di incroci tra zingari e italiani era da considerarsi “uno sfavorevole apporto razziale”, nel 1939, sulla rivista “Difesa della razza”, Guido Landra, uno dei firmatari del Manifesto della Razza, denunciava il pericolo rappresentato dagli zingari, sottolineando la loro nota tendenza al vagabondaggio e al ladronaggio.
Dopo alcuni anni iniziarono i primi arresti.
Negli anni precedenti per molto tempo i sovrani dei paesi europei hanno, con la persecuzione, costretto i gitani ad abbandonare il loro stile di vita nomade per convertirsi a quello sedentario con la minaccia di pene assurde quale taglio di arti o pena di morte, ma il tentativo di "convertire" risultò oltrechè inutile anche doloroso. Tra le decine di accuse, infondate, rivolte ai Rom c'erano anche quelle di rubare bambini o di praticare il cannibalismo,e tra le più diffuse c'erano quelle di stregoneria da ricondurre alla pratica di tarocchi e cartomanzia.
Alcune delle più tristi e povere motivazioni della persecuzione, a mio avviso, sorsero durante la formazione delle prime nazioni. Si diffusero delle accuse legate alla presunta anticristianità della popolazione: insomma se agli Ebrei veniva imputato di aver ucciso Cristo, agli Zingari veniva imputato di aver costruito i chiodi con cui era stato crocefisso! Di essere maledetti per discendenza addirittura secondo la Bibbia con il colore della pelle che poi non aiutava, in quanto la carnagione olivastra era leggendariamente associata a popolazioni inferiori, o cattive, nonchè ricondubile alla popolazione turca, gli infedeli per eccellenza. Insomma sembrava che gli zingari detenessero rapporti diretti col diavolo, o che custodissero le stesse chiavi dell'inferno!
Facendo un veloce salto nel primo Medioevo quando già la sedentarietà era lo stato sociale "normale" la loro misteriosa esistenza apparentemente priva di radici destava unicamente curiosità mista ad una strana forma di ammirazione. A ciò contribuivano anche le "storie" che gli Zingari raccontavano per farsi ben volere.
In seguito però non si potè fare a meno di andare incontro a un conflitto tra uno stile di vita decisamente incompatibile con quello della popolazione sedentaria, e inoltre la presenza di bande criminali e la difficoltà di insediamento nei villaggi contribuirono a mettere in cattiva luce questa popolazione e a trascinarla ai margini della società non solo moralmente ma anche geograficamente.
Oggi la nostra società 'moderna' li descrive come pidocchi che vivono di furto ed elemosina: vengono loro imputate associazioni a delinquere che però non fanno assolutamente parte della loro cultura. Prescindendo ovviamente che, come dovunque, alcuni casi di delinquenza sono riconducibili a personalità di razza Rom, è errore comune ricondurre la criminalità organizzata alla cultura e all'uso e costume zingaro.
A mio avviso il punto fondamentale su cui dovremmo spostare l'attenzione è la difficoltà di conciliare non solo i differenti stili di vita, ma proprio le idee, in parole povere appunto la cultura.
Ad esempio è idea gitana considerare cosa di tutti qualsiasi cosa si trovi all'aria aperta ( da qui piccoli furti di galline, prodotti agricoli): ovviamente nella nostra società questo è inammissibile, dato che abbiamo una diversissima concezione della proprietà privata, ma il nocciolo sta proprio qui: nella diversità.
Noi, in effetti, siamo solo la maggioranza.
Vanessa Di Virgilio
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